Buone pratiche
per chi fa cronaca su un caso di (presunto) suicidio
Raccontare le notizie è il dovere del giornalista ed è importante per tutti. Ma ogni notizia ha una sua complessità che spesso la cronaca tende a comprimere. Non solo: a condizionare chi racconta con parole o immagini su qualsiasi media è la scarsità di tempo, che spinge ad automatismi ben noti a chi svolge la professione del giornalista.
Quando si tratta di suicidio, specie nel caso di adolescenti o giovani, gli automatismi della cronaca possono essere una trappola pericolosa: per la qualità della cronaca stessa, ma ancor più, per il rischio di generalizzazioni ed emulazioni. Fino a determinare quello che in letteratura scientifica è noto come effetto Werther (o copycat suicide), cioè il fenomeno di diffusione contagiosa di episodi suicidari, specie tra i giovani, legati alla diffusione di un racconto che riferisce un caso di suicidio, specie se si tratta di soggetti molto noti o di casi dai contorni particolari o efferati.
Inoltre, è molto importante ricordare che quasi ogni caso di suicidio è presunto ed è delicato definirlo tale prima di una versione ufficiale. A quel punto, devono essere comunque adottate alcune attenzioni.
Da tempo, l’Organizzazione mondiale della sanità ha dettato linee guida per i media e i professionisti dell’informazione e della comunicazione che illustrano le attenzioni necessarie a minimizzare i rischi di emulazione e di contagio.
Papageno.news è un progetto del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche dell’Università degli Studi di Torino e del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” dell’Università degli Studi di Torino, che intende portare queste prassi all’attenzione di giornalisti, blogger, comunicatori e, più in generale, di chiunque faccia opera di racconto della realtà.
Ecco, dunque, un semplice vademecum in 4 PASSI per migliorare il nostro modo di raccontare casi che possono avere a che fare con il togliersi la vita.
Sapere
Passo 1
Rischio di contagio
Dati disponibili
Articoli dei media
Affrontare il tema
Cosa fare e cosa evitare
Passo 2
Evitare...
Descrivere o raffigurare i metodi e i luoghi del suicidio
Diffondere il contenuto di una lettera di un suicidio
Semplificare o speculare sulle motivazioni del suicidio
Invece...
Riportare che è stata trovata una lettera il cui contenuto è sotto revisione
Limitare al massimo le informazioni personali
Limitare al massimo i dettagli rispetto all'episodio oggetto della cronaca
Spiegare che strategie di aiuto, supporto e trattamenti sono efficaci per la maggior parte delle persone che hanno pensieri suicidari
Fornire informazioni accessibili su dove e a chi chiedere aiuto
Una checklist per informare responsabilmente
Passo 3
- Presentare il suicidio come un problema di salute pubblica. Includere storie di speranza, cura e guarigione possono ridurre il rischio di contagio.
- Includere risorse utili. Indicare contatti per i casi di emergenza (numero unico per le emergenze 112 etc) e le strutture attive per la presa in carico in ambito territoriale (servizi di neuropsichiatria infantile e/o centri di salute mentale).
- Utilizzare un linguaggio appropriato. Alcune frasi o parole possono stigmatizzare ulteriormente il suicidio, diffondere miti e compromettere il raggiungimento degli obiettivi legati alla prevenzione del suicidio. Sarebbe opportuno evitare di riferirsi al suicidio in termini di “riuscito”, “fallito” o “tentativo mancato” .
- Enfatizzare la ricerca di aiuto e la speranza. Storie di riabilitazione, di ricerca di aiuto e di modalità positive per affrontare le difficoltà sono molto potenti, specialmente quando provengono da persone che hanno personalmente affrontato un periodo di rischio suicidario.
- Chiedi a un esperto. Informarsi presso esperti di salute mentale o della prevenzione del suicidio per validare i fatti sul rischio del suicidio e sulla salute mentale.